Lo avevo detto ed eccomi ad onorare le promesse fatte parlandovi dei Diaclone.
I robottoni in questione sono più che degni di nomina in quanto sono a tutti gli effetti i genitori dei ben più famosi Transformers!
La linea era prodotta dalla giappnese Takara nella prima metà degli anni ottanta, composta da veicoli fantascientifici e robot (alcuni dei quali trasformabili e/o unibili tra di loro, a volte dotati di sistemi a molla) corredata da piccole figure umanoidi (alti 3 cm, scala 1/60 circa), rappresentanti i piloti umani (i “dianauti” nell’edizione italiana, “Diaclone drivers” in quella anglosassone) e gli alieni insettoidi Waruder (“Warda” nell’edizione italiana), dotate di magneti ai piedi, ispirate alla precedente linea dei Microman. Molti dei modelli avevano parti in metallo, a cui potevano essere attaccati i piloti.
In Italia la serie è stata distribuita dalla GIG all’incirca negli stessi anni in cui distribuiva anche i giocattoli della serie Microman/Micronauti, sempre della Takara (in alcune delle prime pubblicità le due serie venivano accomunate).
Allegati ai giocattoli vi erano dei depliant che illustravano brevemente la storia che avrebbe dovuto esserci dietro ai giocattoli: nel 198x veniva scoperta una nuova fonte di energia, chiamata Frizon, “cento volte più forte dell’energia atomica”. Un decennio dopo circa (data indicata 199x) le nazioni della terra si sono unificate in 5 blocchi, coordinati da quello europeo (chiamato “Rand-Masters”), ma in questo periodo la terra viene attaccata dagli alieni a forma d’insetto Warda, alla ricerca di nuove fonti di energia per il loro pianeta. Alla minaccia aliena i terrestri rispondono con i mezzi e i robot pilotati dal gruppo dei Dianauti.
A testimoniare il passaggio dei Diaclone in Italia vi sono anche diverse pubblicità compare su Topolino nel primo quinquennio degli anni 80 (come quella che vedete quì a fianco).
In Italia i modelli vennero importati dalla Gig, dal 1980 al 1983. Sempre la Gig importò i primi Transformers derivati della serie Diaclone con il nome di “Trasformer” (senza la “n” e senza la “s”), con ancora i piloti in miniatura e riferimenti alla linea di Diaclone sulle confezioni: questa linea comprendeva sia la serie Car Robots di Diaclone (ma quasi tutte nella colorazione che poi avranno nella versione Transformers), che alcuni Microman. Non tutta la linea dei Diaclone fu commercializzata in Italia.
Nell’edizione italiana Diaclone era anche il nome di uno dei giocattoli di dimensioni maggiori (“Great Robot Base” nell’edizione anglosassone), un modello rappresentante un robot umanoide alto 43 cm trasformabile in forma di Robot-base piegandone le gambe ed aprendo il torace, graficamente somigliante al modello Punch Robo della serie Microman, rilasciato sul mercato nipponico circa un anno prima dei prodotti legati alla linea Diaclone
Inutile negarlo: i giocattoli erano davvero pheeghi e non c’è da stupirse se, nel giro di poco, dal fenomeno tutto sommato contenuto e non particolarmente proficuo, sarebbe nato il ben più redditizio fenomeno Transformers…
Ma questa è un’altra storia-
Intanto godetevi una carrellata di video con le pubblicità nipponiche dei robottoni.
Videogiocatore, fumettaro, fumettista, nerd ed inguaribile sognatore.
Da sempre rincorre i suoi sogni e le sue fantasie lasciando dietro di se una scia di lampi.
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