GLI UNIVERSI FUMETTISTICI PERDUTI: BRAINTRUST E L’ UNI-VERSE7 min read

braintrust

Negli anni 90 non soltanto negli States si percepiva il friccicore e la voglia di creare e tentare nuove strade editoriali.

Anche in Italia furono fatti alcuni tentativi di sondare il mercato super-eroistico. Tutti finiti in modo fallimentare ma a cui va lo stesso attribuito un valore sperimentale e seminale non indifferente. Accanto alla Phoenix ed alla Liberty di Ade Capone va sicuramente ricordata la Unicorn con la serie Braintrust, portabandiera di un universo fumettistico (l’ UNI-VERSE) studiato e pianificato ma che purtroppo ha avuto vita breve.

La peculiarità di questa produzione era che, nonostante provenisse da un piccolo editore indipendente, tentava coraggiosamente la strada della distribuzione in edicola, presentandosi con una stampa e con dei colori che non avevano nulla da invidiare alla gran parte delle produzioni statunitensi contemporanee. In pieno periodo di esplosione di Image e Malibu questo è a dir poco un successone.

In aggiunta a tutto questo ben di Dio, la serie poteva fregiarsi  di alcune copertine dalle firme altisonanti (come quella del grande Alan Davis) e di un background narrativo accennato ma sempre presente che lasciava intravedere una trama orizzontale di grande respiro, purtroppo mai pienamente esplorata.

Ho avuto la fortuna di poter fare due chiacchiere con Paolo Lamanna e Gianluca Panniello, due dei disegnatori della serie e quella che segue è l’intervista che ne è venuta fuori:

W@lly: che ruolo rivestivate nel progetto?

Paolo Lamanna: Buongiorno e grazie per l’attenzione al mio lavoro!
Per la Unicorn ho realizzato il primo e l’ultimo numero della miniserie Braintrust, rispettivamente l’1 ed il 4.
Oltre a questo ho disegnato uno degli speciali dedicati a i singoli personaggi, in questo caso lo Speciale Flagello incentrato sul misterioso uomo incappucciato.
Ho contribuito personalmente alla creazione visuale di diversi personaggi, tra i quali proprio i principali della serie, i due fratelli Michael e Caine, visualizzando il loro look ed il costume da
battaglia.

Gianluca Panniello: ero uno dei disegnatori, per la precisione ho illustrato Braintrust numero 2 e 5 oltre a qualche pagina dello speciale Asmodeus, nel quale venivano presentate alcune miniserie supereroistiche tra le quali appunto Braintrust.

Come era strutturato il progetto esattamente?

PL: il progetto, per quanto ricordi, nasceva dalle ceneri dello speciale Asmodeus edito da Italian Studios, e doveva essere strutturato in blocchi di miniserie più singoli speciali sui personaggi a corollario.

GP: Braintrust era la serie portante e veniva intervallata saltuariamente da speciali/spinoff di alcuni personaggi.

Quali difficoltà e quali soddisfazioni vi ha dato?

PL: Le difficoltà furono parecchie, soprattutto tecniche! Unicorn fu veramente il primo editore (indipendente, tra l’altro) a presentare un progetto di “super eroi made in Italy”, a distribuirlo nelle EDICOLE e a produrlo con una qualità molto alta, carta patinata e colore digitale! Una scelta davvero coraggiosa ed enormemente innovativa per l’epoca!
Questo, ovviamente ha comportato una serie di cose da capire ed imparare per poter ottenere il miglio risultato possibile! lo Speciale Asmodeus risentì pesantemente dell’inesperienza di tutto lo staff, soprattutto a livello tecnico, ed infatti uscì con delle pagine
stampate male, fuori registro o addirittura senza una buna stesura del nero…
Ma si fece tesoro di quell’esperienza e con Braintrust le cose andarono decisamente meglio, anche a vedere i volumetti oggi, a distanza di anni, si presentano ancora in mondo più che dignitoso!
Per quanto riguarda le soddisfazioni, direi parecchio, per noi tutti (disegnatori) era davvero il nostro primo prodotto professionale, e ci permise di entrare di fatto nel mondo del lavoro, tra
l’altro con un biglietto da visita ottimamente confezionato!

GP: La difficoltà principale era dovuta all’inesperienza di tutto lo staff.
Disegnatori, coloristi,sceneggiatori ed editore , eravamo tutti alla prima esperienza, gran parte dei disegnatori (me compreso) frequentava ancora la scuola del fumetto.
Ricordo i pomeriggi a casa dei coloristi per cercare di capire come funzionavano i programmi di colorazione digitale, addirittura  lo speciale Asmodeus solo gli sfondi erano colorati al computer mentre i personaggi a mano.
Le soddisfazioni erano quelle di vedere per la prima volta i propri disegni stampati, poter andare alle fiere di settore non solo da appassionati di fumetto ma anche da addetti ai lavori. I primi autografi e dediche ai lettori sono anchessi un bellissimo ricordo, ma anche per questo ci voleva esperienza, infatti col mio primo autografo ho bucato con la penna un poster a tiratura limitata, ricordo ancora lo sguardo sgomento del ragazzo, per fortuna non è più capitato…

Come si è arrivati alla conclusione dell’avventura?
PL: Probabilmente, nonostante un forte incoraggiamento del pubblico e il prodotto confezionato benissimo, i costi e, soprattutto, le percentuali trattenute dalle edicole e le librerie, si sono rivelate deleterie, anche a fronte di un costo di produzione sicuramente rilevante! quindi immagino che l’editor, facendosi 2 conti in tasca, dovette a malincuore arrestare il progetto!
braintrust 3Voglio ricordare che la miniserie e gli speciali erano nati dalla pura passione di un manipolo di (allora) studenti di economia (mi pare) che investirono di tasca loro nel progetto!

GP: Credo che Braintrust abbia avuto una fisiologica conclusione dettata dalla semplice difficoltà di coprire le spese, dico “credo” perchè non sono a conoscenza dei dati di vendita.
Per quello che mi ricordo si vendeva molto bene alle fiere,  soprattutto i primi numeri hanno fatto il tutto esaurito durante Lucca comics, mentre in libreria ed edicola c’era più difficoltà, una difficoltà che affrontava qualsiasi fumetto indipendente.

Come si sarebbe voluto far continuare la trama?
PL: Questo non saprei dirtelo, mi pare di ricordare che gli sceneggiatori avessero pianificato davvero un “universo” dietro le quinte di Braintrust, ma non ne conosco i dettagli.

GP: Piacerebbe anche a me saperlo,  l’unico che può rispondere a questa domanda è Stefano Sacco, ideatore nonché editore della serie.

I colori e la carta erano anni avanti luce anche rispetto a certe produzioni americane: come la vedevate? ne siete orgogliosi? avreste fatto qualcosa in modo diverso?  Quali motivi stavano dietro i ritardi fra un numero e l’altro?

PL: Si, infatti, come dicevo prima la confezione era davvero innovativa e di tutto rispetto, una cosa che non si era ancora vista nel panorama editoriale italiano! Soprattutto che riguardasse un determinato tipo di soggetto! Ne andavamo assolutamente molto fieri e, credo di poter dire, che le cose furono fatte davvero nel miglior modo possibile, soprattutto per il periodo storico in cui videro la luce!
braintrust 4Non ricordo ritardi significativi tra un numero e l’altro, certo, non saremo stati un orologio
svizzero, ma tutta la pipeline produttiva era davvero complessa e, in più, la affrontava tutti
per lacrima volta! quindi ci sta che qualcosa slittasse…

GP: Braintrust era un progetto ambiziono , nel quale hanno partecipato alle copertine Disegnatori importanti come Pino Rinaldi e Alan Davis.
La carta patinata e la qualità della stampa erano eccellenti,  eravamo felici e orgogliosi di lavorare su un albo confezionato così bene.
Bravi coloristi come Matteo DeBenedittis e Francesco Ponzi sono stati veri e propri precursori della colorazione al computer in Italia, infatti dopo l’esperienza di Braintrust non hanno avuto problemi ad affermarsi con le più importanti case editrici italiane e straniere.
Braintrust è del ’94 quindi ha praticamente 20 anni, io lo disegnai che ero ancora un dilettante, ovviamente se lo dovessi fare ora cambierei tanto se non forse tutto, d’altro canto mi ricordo di aver profuso molto impegno in quelle tavole, quindi nonostante non le vanti tra i miei lavori meglio riusciti, le guardo comunque con piacere ricordando un bel momento di crescita professionale mia e dei miei colleghi, con alcuni dei quali sono legato da una forte amicizia e spesso collaboro tutt’oggi su altri progetti .
Peri i ritardi, sai stiamo parlando di tanti anni fa, onestamente non mi ricordavo ci fossero stati grandi ritardi se non quello tra il numero 4 e il 5, infatti in quel caso la macchina produttiva si era proprio fermata, non era previsto un numero 5, ma a distanza di un paio di anni Stefano Sacco decise di riprovarci con il quinto episodio e un paio di speciali.

Grazie di cuore ai due talentuosissimi autori (tra ‘altro l’intervista con Paolo Lamanna non si conclude qui e fra qualche giorno continueremo parlando dei suoi progetti e lavori personali) e spero di aver fatto aprire un cassettino delle cose dimenticate nel vostro cervello.

Per oggi è tutto, qui W@lly, passo e chiudo.

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mikimoz | <span class="wpdiscuz-comment-count">65 commenti</span>
6 anni fa

Molto interessante. Non conoscevo il progetto (nel 1994 non potevo ancora girare fiere e avere info su prodotti simili)… ora però devi rintracciare Sacco, per farti raccontare cosa avevano in programma! XD

Moz-

Marco Grande Arbitro | <span class="wpdiscuz-comment-count">6 commenti</span>
6 anni fa

Ne ho vaghissimi ricordi

Emanuele | <span class="wpdiscuz-comment-count">98 commenti</span>
6 anni fa

Non credo di averli mai visti anche se il logo non mi è del tutto sconosciuto.
Io di supereroi italiani ricordo solo Capitan Italia di Walter Venturi.
Ad ogni modo gran bell’intervista, tanti bei retroscena curiosi!

trackback
5 anni fa

[…] parte si trattava di produzioni americane tradotte, ma in parte (come nel caso di Braintrust di cui abbiamo già parlato) avevamo a che fare con produzioni tutte italiane, che si collocavano in quella fascia grigia fra […]

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