
Ogni tanto al vostro buon W@lly piace percorrere il viale dei ricordi. Oggi lo faccio ripensando insieme a voi ai fumetti che mi hanno cambiato la vita: L’ Uomo Ragno n. 47 ed i Fantastici Quattro n. 16 della Star Comics.
Nn sono stati i primi fumetti letti in vita mia (di Topolini e Grandi Classici Disney in casa W@lly ne erano già entrati a bizzeffe), ma sono stati i fumetti che hanno avuto l’impatto più forte sulla mente del piccolo me.
Il massimo dell’esperienza che avevo in campo di fumetti avventuristici erano i mini comics allegati alle action figures dei Masters of the Universe e l’impatto con il fumetto super eroistico nella sua incarnazione più pura è stato deflagrante.
Avrò avuto si e no 10 anni e con il piglio da rompicohoni di ogni bravo figlio convinsi mia madre a prendermi in edicola il primo dei fumetti in questione: Fantastici quattro n. 16.
Ovviamente conoscevo i FQ dai cartoni Hanna e Barbera che ciclicamente passavano (in maniera assolutamente casuale ed imprevedibile) sulle reti locali. Vederli trasposti su carta da un grande come John Byrne però aveva tutto un altro sapore. Leggendo l’albo poi la grande scoperta: nella storia stampata in quell’albo (la parte finale della trilogia di Galactus e Reed Richards) si palesava in tutta la sua magnificenza l’universo condiviso degli eroi Marvel. In poche pagine c’erano Vendicatori, Uomo Ragno, Doc Strange ed i Fantastici Quattro stessi.
Altra botta: la storia era drammatica, non aveva l’happy ending anzi, lasciava un retrogusto amaro di perdita…
Il Diavolo Rosso ed il Gigante di Giada
Finita la storia della prima famiglia Marvel mi trovai davanti un personaggio sconosciuto: Devil. I disegni sporchi di Frank Miller, le ambientazioni urbane e, ancora una volta, la trama inaspettatamente matura mi spiazzarono.
Concludeva l’albo una storia e spicci di Hulk scritta da Bill Mantlo e disegnata da Sal Buscema. Niente di ché con il senno del poi ma, di nuovo, vedere su carta un personaggio già visto e conosciuto per la serie TV con Lou Ferrigno e per i cartoni visti e rivisti sulle emittenti locali era in un qualche modo magico.
La seconda bordata: l’ Uomo Ragno
Ora, c’è da specificare che io ho sempre avuto un congenito e immotivato amore per l’ Uomo Ragno. Non so da dove derivi ma mi ha sempre accompagnato. Anche prima di conoscerlo “fumettisticamente” lo cercavo in cartoni, pubblicità, giocattoli e quant’altro.
Quando ebbi la possibilità di averlo fra le mani nella sua incarnazione cartacea mi si spalancò un mondo.
Ed era pure un mondo dove succedeva tanta roba! L’ UR con un (fighissimo) costume nero? Che per di più era vivo? Ma che razz!!!
Non solo. In appendice a quell’albo c’erano pubblicate due storie di un gruppo di super tipi che ai tempi sconoscevo ma che avrebbero cambiato il mio modo di intendere i fumetti in maniera radicale: gli X-men.
Anche qui l’inaspettato: una storia matura, ambientata in una dimensione demoniaca (il Limbo) in cui uno dei protagonisti perdeva la sorella (Colosso) per poi ritrovarla irrimediabilmente cresciuta! Drammone!
In pratica questi due albi mi hanno aperto la mente mostrandomi quanto pathos potesse essere trasmesso da delle semplici pagine stampate.
Ovviamente, se state leggendo queste pagine, anche voi non siete scevri da esperienze fumettistiche. Quali sono i fumetti che vi hanno condizionato, stupito e segnato più di tutti?
Si aprano le danze!
Per oggi è tutto, qui W@lly, passo e chiudo.
Videogiocatore, fumettaro, fumettista, nerd ed inguaribile sognatore.
Da sempre rincorre i suoi sogni e le sue fantasie lasciando dietro di se una scia di lampi.
È sempre bello ricordare (tanto che ci faccio una rubrica mensile), soprattutto se hai avuto una splendida infanzia ma è altrettanto bello leggere i ricordi degli altri, come questo tuo!
Ho fatto un post simile a fine febbraio, dove parlavo del mio primo fumetto di Superman
L’Uomo Ragno sembra un numero anni 70…
Siamo due maledetti vecchi dentro Ema!
Fuori no. Non invecchio, maturo soltanto! (Appena torno a casa mi leggo il tuo post!)
Questo controsenso me lo porto sulle spalle da una vita… vecchio brontolone ma allo stesso tempo eterno Peter Pan! Diciamo che mi sono fermato a 8 anni ma ho bloccato anche il tempo intorno a me e accetto con riluttanza il nuovo, l’unica cosa che può spiegare tutto, perché oggi preferirei andare all’inferno che avere 8 anni.
Più che fumetti, nel tuo post ci ho ritrovato qualcosa che sto per affrontare anche io: il brivido iniziale.
Chissà perché, ogni inizio con un fumetto è sempre speciale (tu hai ritrovato un albo con tanti eroi Marvel, per dire…).
È qualcosa che ci resta impresso a vita.
Moz-
Credo tu abbia ragione. Già tempo fa avevo scritto un post sul mio primo “contatto” fumettistico con i Masters sul Team dell’avventura e anche lì l’emozione grande derivava dal brivido della scoperta.
Poi capitano casi in cui l’odore di quel brivido ti si appiccica addosso e finisci per ritrovartelo addosso quando ricominci un’avventura simile.