E’ impossibile parlare di Ramarro senza parlare del suo creatore, quel Giuseppe Palumbo che tanto profondamente ha lasciato (e lascia ancora) il suo marchio nella scena fumettistica italiana.
L’autore ha oggi una gloriosissima carriera alle spalle, ancora ben lungi dalla sua conclusione, che lo ha portato a prestare la sua matita per il Martin Mystere di casa Bonelli e (più recentemente) per Diabolik, non rinunciando nel mezzo a lussuose puntatine in Giappone con Kodansha e come disegnatore collaborando con gente del calibro di Massimo Carlotto eGiancarlo De Cataldo.
Nel 1986 la scena fumettistica italiana aveva come reale protagonista la rivista Frigidaire. Sulle pagine di quello storico contenitore si sono alternate le firme di autori come Andrea Pazienza, Filippo Scozzari, Francesco Sparagna, Stefano Tamburini, Tanino Liberatore e Massimo Mattioli.
Quell’anno un altro nome -che da lì a poco sarebbe diventato illustre- si gettò nella michia. Giuseppe Palumbo, ancora ventiseienne, con la sua creature più celebre: Ramarro, pubblicato dall’editore Primo Carnera di Milano sulla rivista Tempi Supplementari (gemella e vivaio della stessa Frigidaire).
Chi è Ramarro?
Ramarro si definisce un supereroe masochista. Si lancia nell’azione a testa bassa, quasi come un bruto assetato di scontri, nella speranza e con lo scopo di provare dolore fisico.
Nelle prime tavole la definizione di supereroe che il personaggio si appiccica addosso risulta anche credibile. Man mano che si prosegue nella letture delle avventure tuttavia Ramarro diventa il protagonista di avventure sempre più grottesche, catastrofiche ed esagerate. Tutte affrontate con un beffardo sorriso sul volto.
Questione di stile
A dispetto di quello che può sembrare, Ramarro è un personaggio stratificato e non semplice. Nelle sue avventure si fondono psichedelia, azione ed ironia. In fondo bisogna contestualizzare nel periodo storico la natura del personaggio. Siamo poco dopo la metà degli anni ’80 e gli autori che più influenzano Palumbo e con cui condivide le pagine di Frigidaire sono gli stessi che stanno rivoluzionando il fumetto italiano.
Il nostro autore non si lascia intimorire dai suoi compagni di viaggio e da libero sfogo alla sua creatività ed alle sue enormi potenzialità con una libertà espressiva senza limiti. Libertà che sfocia in una serie di tavole ipercinetiche ed esagerate.
Dopo la sua prima storia breve intitolata Tosca la mosca (altro personaggio ricorrente delle avventure a sfondo erotico di Palumbo) il tratto si è rapidamente evoluto e si è spinto da subito verso la sperimentazione.
L’ autore sfrutta il personaggio e le ambientazioni per osare con tecniche e stili di colorazione, estremizzando al massimo il suo segno. Il risultato è un mix di muscolature ipertrofiche, figure slanciate e ambientazioni apocalittiche.
Due incarnazioni
Ramarro come personaggio ha avuto sostanzialmente due incarnazioni.
La prima e più riuscita lo vede figlio di un Palumbo autore completo che ne cura testi e disegni. Queste storie rappresentano il ciclo “Frigidaire”, sostanzialmente prodotto fra il 1986 ed il 1989.
La seconda incarnazione del personaggio è rappresentata dalle storie pubblicate dalla Star comics (nella rivista Cyborg proseguita poi dalla Telemaco) e dalla Phoenix. In questa seconda ondata di storie troviamo sempre Palumbo ai disegni ma su testi di Daniele Brolli. Complessivamente Brolli rende il personaggio più serioso e realistico e le storie funzionano un po’ meno bene Non mancano anche storie in cui i disegni sono realizzati da illustri guest-star come Maurizio Rosenzweig.
Nel caso vogliate assaporare le storie di Ramarro vi consiglio il volume Ramarro – Primo Supereroe Masochista. Guerre Fredde edito dalla Comicon edizioni che si propone come primo volume di un’opera toticomprensiva sul personaggio.
Spero non vi abbia annoiato troppo questa disanima su un personaggio un po’ dimenticato.
Per oggi è tutto. Qui W@lly, passo e chiudo!
Videogiocatore, fumettaro, fumettista, nerd ed inguaribile sognatore.
Da sempre rincorre i suoi sogni e le sue fantasie lasciando dietro di se una scia di lampi.
Fore semplicemente la seconda vita di Ramarro tiene conto di una cosa: non sono più gli anni ’80, non è più l’epoca di Frigidaire e di quelle stoie (e quegli autori) lì! 😀
Moz-
Si assolutamente, bisogna contestualizzare. Però molto semplicemente le storie del secondo ciclo sono più noiose (non brutte, solo con meno verve). Però i disegni da soli valgono l’acquisto
Mai sentito ma a me con un sottotitolo del genere, viene da ridere!
Di Tosca la Mosca ho qualche numero, la comicità erotica mi faceva ridere molto. Qui però non è una bambola, sembra più un’aliena.
beh considera che è la prima apparizione di entrambi 😉
Anche a me divertivano parecchio le storie di Tosca per quanto erano surreali. E’ un erotismo che in verità punta poco sull’eros e gioca più sul grottesco