La Playstation classic, i dubbi, le critiche e la moda delle mini-console

playstation classicQualche giorno fa Sony ha annunciato la prossima uscita di Playstation Classic, riedizione in salsa mini console da retrogamer della prima PS.

Niente di sconvolgente o di inaspettato. Eppure allo scontato coro di estasiati nostalgici con gli occhi a cuoricino si è affiancata una pletora di critici e fieri detrattori dell’operazione.

Per carità i critici ci sono sempre, il bello di internet è proprio che non si rimane mai a corto di gente che non perde occasione di criticare questo e quello.
Ma in questo caso le critiche nascondono in effetti qualcosa di più. Scaviamo un poco più a fondo nella questione e affrontiamo il fenomeno delle mini console.

Magari partendo dall’inizio.

Alle origini fu il Nintendo Classic Mini

La moda delle mini console è pressappoco nata un paio di anni fa quando Nintendo, il 10 novembre del 2016, pubblicò il Nintendo Classic mini riproposizione in scala ridotta del famosissimo NES, dotata di uscita HDMI e venduta con una selezione di giochi precaricata.

In verità di mini repliche fai-da-te di vecchie console ve ne erano già parecchie. Da quando schede come il raspberry hanno reso friendly il realizzare in casa una consolina con caricato un sistema Linux già predisposto con tutti gli emulatori, di questi piccoli accrocchi da retrogamer con scocche stampate con stampanti 3D e richiamanti le console degli anno d’oro del videogioco in giro se ne vedevano parecchie.

Nintendo prese dunque la palla al balzo facendo qualcosa di più (che non venne compreso in un primo momento). Non solo diede una sorta di ufficializzazione e legittimazione al retrogaming (alle sue regole) ma diede anche un feticcio dall’attrazione irresistibile per tantissimi fan sparsi per il mondo.

Il risultato? Un campione di vendite inaspettato che prese di sorpresa persino la grande “N”. Console esaurita in pochissimo tempo e rivenduta a prezzi da allibratore su eBay.

La piccola console era venduta con 30 giochi precaricati. Non tantissimi e neanche tutti veramente rappresentativi del vastissimo parco titoli del NES. Ovviamente si scatenò subito il popolo degli smanettoni che riuscì in pochissimo tempo a craccare il sistema operativo della console in modo da poter caricare nella (piccola) memoria anche altre ROM.

Il SuperNES Classic Mini

Visto il grandissimo successo ottenuto dal mini NES, era inevitabile che Nintendo ripercorresse i suoi stessi passi proponendo la versione mini del fratello a 16 bit del NES.

Nel 2017 vede la luce il SuperNES Classic Mini. E le folle impazziscono.

Se già il successo del mini NES era stato inaspettato, il successo dello SNES mini è stato semplicemente clamoroso, a testimoniare l’indiscutibile penetranza che la console ha avuto nella fascia di popolazione di attuali trenta-quarantenni. Popolazione che non ha saputo resistere al richiamo del ritorno della console della propria infanzia.

A ragion veduta aggiungo, perché collegare il mini Snes al televisore di casa e prendere in mano le repliche fedelissime dei controller ha effettivamente qualcosa di magico ed inspiegabile.

Ma Nintendo anche in questo caso fece qualcosa di più, aggiungendo ai titoli precaricati (20) anche un titolo inedito: StarFox 2. In pratica a 20 anni dalla fine dello Snes ci si trovava fra le mani un nuovo gioco Snes!

Anche in questo caso, in un brevissimo arco di tempo si riuscì a manomettere in sistema trovando il modo di installare nuovi emulatori e nuove ROMs

I fratelli poveri

Ovviamente le altre aziende non sono rimaste a guardare e si sono infilate nel mercato delle mini console.

Con risultati altalenanti a dire la verità. Ad esempio sono uscite diverse mini versioni del MegaDrive, prodotte però non da SEGA ma su licenza da terzi e mai con particolare successo (SEGA è però attualmente al lavoro su una versione ufficiale).

In altri casi (come per  il C64 mini) produttori più o meno furbetti si sono infilati in una zona grigia (con tanto di battaglia legale fra i possessori del nome “Commodore” e i produttori).

Altri ancora con risultati insoddisfacenti o inadeguati come ad esempio il Neo Geo mini, la mini console di quella che un tempo era la Rolls Royce del gaming casalingo, prodotta sotto forma di mini cabinato con schermo microscopico e dalle prestazioni non adeguate ai giochi inclusi (con tanto di scatti e cali di framerate…).

Ma tutto ci porta ad oggi, con la Playstation Classic.

Il turno di Sony

Una delle critiche fatta alla Playstation classic è “Sony copia Nintendo”. Ora, premettendo che è vero, ma secondo voi sarebbe stato possibile il contrario? La Playstation è stata la pietra angolare videoludica di una generazione particolarmente ampia e cruciale. Poteva Sony non cavalcare l’onda? Io sinceramente lo avrei fatto anche prima.

L’altra critica che viene spesso mossa alla mini PS è inerente al prezzo. E’ certamente più cara delle mini console Nintendo (100 euro circa contro gli 80 euro circa delle altre due). Ma se vogliamo ragionarci un secondo il motivo c’è.

Il supporto della PS1 come sanno anche le capre era il CD. Un CD può contenere fino ai 700 MB circa. Facciamo conto che un gioco per la prima Play ne occupi mediamente 400. La ROM più pesante per SNES pesa circa 1.5 MB. Una sproporzione gigantesca. Considerate che la Playstation Classic avrà precaricati 20 giochi, lo SNES mini ne ha precaricati 21. Facciamo i conti della serva con i pesi che ho ipotizzato sopra.

Playstation Classcic: 400×20=8000

Snes Mini : 1,5×21=31,5

Va da se che la memoria della Playstation Classic deve essere moooolto superiore a quella della controparte Nintendo. E la memoria costa. Come costa il processore che deve garantire prestazioni adeguate…

La terza geniale critica è: ma non leggerà i CD. Ok, su questa bisogna spendere due parole.

La considerazione più ovvia è: come potrebbe mai leggere i CD se è grande la metà della versione originale e quindi ha uno sportellino per i CD (finto) delle proporzioni conseguenti? al massimo potrebbe leggere i mini-cd…

La seconda è una considerazione sulle fasce d’età.

Come dicevo le console mini sono diffuse da parecchi anni, prima fra i retrogamer incalliti e poi sui retrogamer sui generis che si sono scoperti tali grazie a Nintendo. In comune queste fasce d’utenza hanno la consapevolezza di cosa effettivamente rappresentino questi oggetti. Nessuno li prende per emuli delle console di una volta o per retroconsole a tutti gli effetti. Sono dei feticci, delle action figures funzionanti prodotte per solleticare la nostalgia e nulla più.

Chi si approccia alla Playstation Classic probabilmente appartiene ad un’altra generazione, che non si è rapportata per nulla alle precedenti console e che non ne condivide (ancora) la natura. Segno che la prima PS1 ha rappresentato un vero salto generazionale, non solo per i giochi (con il passaggio al 3D) ma anche fra generazioni di giocatori.

Venderà la Playstation classic? probabilmente si ma non so quanto. Se è vero che fa riferimento ad un’altra generazione potrebbe benissimo darsi il caso che sia una generazione un pochino meno stabilizzata economicamente che quindi potrebbe non sentirsela di spendere 100 euro per un oggetto nostalgico.

Vedremo, a Natale manca poco ed in effetti come regalo da trovare sotto l’albero non è male.

Per oggi è tutto. Qui W@lly, passo e chiudo.

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