Ok, alla fine ho finito anche io Assassin’s creed revelations. La carriera di Ezio Auditore come membro della confraternita degli assassini (e protagonista di videogiochi) alla fine è giunta a termine.
Non nego di aver provato un retrogusto di malinconia nel veder terminare le imprese del fiorentino dalla lama facile. Subito dopo aver finito il gioco ho guardato Assassin’s creed Embers, naturale conclusione della storia e ammetto di aver versato un paio di lacrimucce su un personaggio che mi ha accompagnato nell’ultimo annetto di scorribande videoludiche.
Su Embers non mi dilungherò più di tanto e non dirò altro se non che è un cortometraggio animato in CGI che è presente nell’animus pack del gioco che racconta brevemente i giorni e gli anni di Ezio successivi alla conclusione del gioco.
Se non avete il pack potete guardarvelo quì (a meno che non lo cancellino presto dal tubo…)
Veniamo al gioco. I cambiamenti da Brotherhood sono in effetti pochi (squadra che vince non si cambia, no?) e consistono quasi esclusivamente nelle sequenze simil-strategiche di difesa delle basi e delle confraternita, nell’uso delle bombe e nell’aggiunta di qualche acrobazia che è possibile eseguire grazie ad un nuovo tipo di lama arcuata nascosta.
Nessun grande cambiamento di gameplay quindi. La cosa non stupisce più di tanto: si sapeva da subito che questo era l’ultimo capitolo espressamente dedicato allo sfruttamento del sottofilone nato da Assassin’s Creed II ed incentrato sul personaggio di Ezio.
In questo caso alla Ubisoft hanno approfittato dell’occasione per mettere la parola fine anche sulla vicenda di Altair. Le due storie si svolgono quasi parallelamente grazie ad un sistema di flashback innescati dal ritrovamento di particolari artefatti – le chiavi di Masiaf.
In questo modo gli sviluppatori hanno mostrato anche gli ultimi giorni e le ultime (dis)avventure dell’insopportabile protagonista dell’insopportabile primo capitolo della serie.
Il gioco in sè mi è però sembrato un po’ più corto degli altri e con una trama un po’ più esilina. Nulla di articolato e sfaccettato come visto nel secondo capitolo della serie ma solo una storiellina che fila via abbastanza regolarmente sino ad arrivare alla sua naturale (e un po’ telefonata) conclusione.
Anche dal punto di vista grafico non sono da segnalare particolari miglioramenti o aggiunte se non che -come nota di puro gusto personale- ho trovato le ambientazioni Italiche dei capitoli precedenti un pelo più riuscite ed affascinanti.
E Desmond? Dopo il colpo di scena finale di AC Brotherhood il barista wannabe-assassino è stato relegato all’interno dell’animus, protagonista di inutili sequenze di transizione e di palloserrime sequenze rompicapo con delle robe tipo Lego (che ho giocato solo per amor di completezza ma che avrei volentieri lascato lì dov’erano).
Archiviati Ezio e Altair aspettiamo adesso Connor, il cui capitolo viene prodotto e sviluppato in gran segreto da un gruppo di sviluppatori a parte (responsabili di AC II se non sbaglio) e che promette sorprese, novità, bombe, champagne e donnine di facili costumi!
Videogiocatore, fumettaro, fumettista, nerd ed inguaribile sognatore.
Da sempre rincorre i suoi sogni e le sue fantasie lasciando dietro di se una scia di lampi.